QUINTA RONDINE (1848 m), parete Nord-Ovest
Emiliano Zorzi, Umberto Iavazzo, ottobre – novembre 2020.
Prima salita: Gianluca Barnabà, Emiliano Zorzi, Umberto Iavazzo, 27 giugno 2021.
380 m • 7a (6a+) • 6h • S1
La Quinta Rondine è la cima che chiude verso N la catena omonima. Praticamente sconosciuta, pur essendo la bella pala di roccia della sua parete NW, in piena vista da Valbruna e dalla Val Saisera . Il muro roccioso della via si innalza sopra il sentiero che collega il Rifugio Pellarini alla Sella Prasnig e al Monte Lussari, in ambiente aperto e molto bello, che fonde l’amenità dei terreni sottostanti con la selvaggia severità della roccia verticale.
La parete è stata scalata per la prima volta lungo la sua linea più logica da Roberto Mazzilis e Lisa Maraldo nel 2001 (via Caccia al Tesoro, 350 m, VI+) che poi, raggiunta la cima, sono scesi verso il Rifugio Pellarini attraverso una ripida rampa sulla scoscesa parete della Quarta Rondine. La cima, in tempi recenti, sembra essere stata visitata solo da questa cordata; la prima salita alla vetta è invece avvenuta dal versante Riofreddo per opera di J. Kugy e A. Komac nel 1893, su un percorso che all’incirca dovrebbe coincidere con la via di discesa riportata nella relazione.
La via No Pellarini, No Party alterna tratti sostenuti su roccia compatta ad altri che richiedono familiarità con il terreno delle pareti nord delle Giulie, specialmente nella parte centrale. Nonostante il carattere sportivo e la spittatura rassicurante, è necessaria esperienza, sia per la lunghezza del combinato salita-discesa, le difficoltà in sé e l’ambiente in generale. Considerato ciò, non è adatta a chi frequenta solamente la falesia o ricerchi unicamente la bellezza tecnica dell’arrampicata, quanto invece consigliabile per gli amanti delle lunghe scalate su pareti selvagge.
Nella prima parte la via si snoda a sx di Caccia al Tesoro che poi incrocia alla sosta 11. Nel breve tratto in comune (una decina di metri) sono stati infissi due fix, con il gentile consenso di Roberto, in modo da non dovere obbligare i ripetitori a portare con sé protezioni aggiuntive o martello e chiodi.
Sui tratti di trasferimento su cenge e sui due tiri d’uscita il terreno è friabile ma le difficoltà molto basse o agevolate da una corda fissa.
Roccia molto buona nella prima parte, qualche tratto delicato in quella centrale e sull’uscita. Materiale necessario: corda da 60 m, 14 rinvii.
Accesso e attacco:
a) dal Rifugio Pellarini si scende per il sentiero di accesso (segn. 616) fino al bivio a q. 1325 dove si imbocca a dx il sentiero (segn. 617) per Sella Prasnig e Monte Lussari (0h15 dal rifugio; partendo invece dal parcheggio n. 2 di Val Saisera, seguendo in salita la strada forestale di accesso al rifugio e poi il sent. 616, calcolare 1h15). Dopo una decina di minuti di ripida salita, il sentiero attraversa un primo canale detritico e, poco dopo, un secondo più profondo canalone di erosione che scende direttamente dalla base della Quinta Rondine. Lo si risale completamente (quasi all’inizio si deve evitare sulla dx un grosso masso con un passo insidioso su terra ripida) fino a toccare le rocce della parete nei pressi di gialli strapiombi basali (q. 1600). Si prosegue salendo per i detriti del canale costeggiando la parete fino all’inizio di una evidente fessura-camino obliqua (1C vecchio a sx della base della fessura); 10 m più in alto vi è un bollo giallo che segna l’attacco, presso una ripida placca scura (fix visibili). 1h15 dal rifugio oppure 2h dal parcheggio.
In alternativa, invece della faticosa risalita del canalone, è possibile proseguire sul sentiero 617 e raggiungere lo stavolo (q. 1530) dell’accesso “b” e proseguire come questo (20 min. in più rispetto all’acesso per il canalone, ma percorso molto più comodo).
b) dalla Val Saisera (dal parcheggio n. 2 – parcheggio di accesso al Rif. Pellarini) si segue la stradina forestale per Monte Lussari per ca. 0h15 imboccando poi sulla dx il sent. 615 che risalendo la costa boscosa porta ad incrociare dopo ca. 1h un’altra stradina forestale che conduce alla vicina e bucolica Sella Prasnig (1488 m; 1h15 dal parcheggio). Qui si prende verso dx il sent. 617 in direzione del Rifugio Pellarini raggiungendo dopo 0h10 una bella radura con vecchio stavolo (q. 1530) dove si abbandona il sentiero e si entra a sx nel bosco. Dopo pochi metri si rintraccia su un albero il primo dei bolli gialli che guideranno il percorso. Si risale la costa boscosa per ca. 50 m di disl. raggiungendo un ameno altipiano di rado bosco che si percorre verso SE avvicinandosi alla morbida dorsale che separa il versante Val Saisera da quello di Riofreddo. Giunti allo spartiacque, ad uno spiazzo si abbandona la dorsale per proseguire più o meno in quota nel bosco sul versante N, attraversando poi un valloncello di alte erbe di palude (attenzione ai segni), oltre il quale la traccia si fa più marcata e porta ad uscire dal bosco ormai sotto le prime rocce della Quinta Rodine. Si attraversano in quota le ghiaie sotto la Rondine portandosi ad un bel poggio panoramico di erba sotto una parete gialla strapiombante, dal quale, si scende per 20 m verso il canalone dell’accesso “a” giungendo all’attacco (fix visibili; bollo giallo). 1h45 dal parcheggio.
Salita:
L1 : Con tendenza obliqua a dx si scala una bella parete scura con ottime prese. Con breve traverso a dx si raggiunge la sosta (25 m; 5b, 8S). L2: Bel tiro atletico e continuo su parete leggerm. strapiombante su ottime prese (20 m; 6b+, 9S). L3: In obliquo a sx su parete ripida ma articolata fino sotto a dei mughi. Una corda fissa che pende dalla sosta aiuta a superare i mughi e giungere a una comoda cengia (25 m; 5c, 7S). L4: Si traversa a dx sull’esposta cengia, facile ma friabile e con detriti. Dall’ultimo fix si scende alcuni metri ad un comodo terrazzino con sosta (35 m; II, 4S). L5: Si risale al fix sopra la sosta e si continua per i gradoni soprastanti (1S a sx), facili ma friabili e con detriti (mugo con cord.). Dopo un breve gradino, che si affronta sulla sx (1S con cord.) si giunge sotto un diedro che incide sulla sx la lunga fascia di strapiombi che difende la placconata superiore (20 m; II, 2S). L6: Passando a dx del grande strapiombo sopra la sosta, si scala il bel diedro verticale con uscita a dx su comodo terrazzino (30 m; 5c; 12S). L7: Si traversa a dx per poi salire una facile placchetta e un canalino con detriti sulla dx, portandosi sotto una fessura-diedro obliqua a sx (55 m; III, p. IV, 6S, 1C). L8: Un breve passo facile ma friabile porta sotto la fessura-diedro che si supera con arrampicata di non facile interpretazione su roccia slavata e con qualche scaglia, appoggiandosi a tratti sulla placca a sx. Sosta sotto un piccolo tetto (20 m; 6b, 9S). L9: Breve traverso a dx per muro-placca, poi liscia placca tecnica quasi verticale che impone una scalata delicata su tacchette. Sosta su comodo terrazzino (25 m; 6c; 11S). L10: Dopo un facile gradone, si scalata la ripida parete (alcuni passi su roccia che richiede più attenzione) poco a dx di una fessura-diedro; il passo più difficile è l’uscita in sosta (30 m; 6a+; 13S). L11: Con leggero obliquo a dx si guadagna terreno più articolato che porta fino ad un comodo terrazzino a sx dei grandi strapiombi gialli e sotto un diedro strapiombante. Gli ultimi metri del tiro sono in comune con la via Caccia al Tesoro, la cui sosta a chiodi si trova sul limite sx del terrazzino (25 m; 5c; 8S, 1C). L12: Si scala il muro verticale di buona roccia a dx del severo diedro strapiombante della via Mazzilis-Maraldo. A metà tiro il passo chiave su leggera bombatura con piccole prese, a cui segue parete più appigliata. Sosta scomoda e appesa sul limite inferiore della cengia sommitale (25 m; 7a; 12S). L13: Si monta sulla cengia (traccia di camosci; sassi smossi). La si segue verso sx fino all’inizio di una corda fissa, posta a sx del canale d’uscita della via Caccia al Tesoro (roccia molto friabile), che agevola la risalita delle soprastanti rocce sfasciate. Dalla fine della corda fissa una solida placchetta, verso dx, permette di raggiungere un terrazzino erboso a dx di un mugo (30 m; 4S e corda fissa; II, p. 4b). L14 : Si traversa a sx sotto delle grosse scaglie (attenzione), salendo poi direttamente per placca, transitando a sx del tetto soprastante (breve p. liscio agevolato da un cordone; ev. A0). Sosta sulla dx, poco sotto il ciglio della parete. (20 m; 6a, p. 6c; 6S, 1C). L15: Sulla sx una corda fissa (ancorata a mughi) permette di superare il ciglio friabile della parete, uscendo ad un comodissimo spiazzo fra i mughi (10 m; corda fissa).
Discesa:
a) Per il versante Est. Segue approssimativamente la via dei primi salitori alla Quinta Rondine (J. Kugy e A. Komac, 1893) e riporta sul versante opposto della montagna (Val Riofreddo). Percorso non difficile ma comunque su terreno ripido (pp. I ed alcune brevi doppie attrezzate) e non frequentato. Alcuni bolli rossi o gialli sbiaditi aiutano l’orientamento, altrimenti non facile.
Ci si dirige verso S (in direzione della Quarta Rondine; non seguire dalla cima una falsa traccia che scende verso E e presto si interrompe) percorrendo fra i mughi una traccia di camosci (qualche bollo giallo o rosso) fin dove la cresta diviene accidentata, non distante dalla forcelletta con la Quarta Rondine (q. 1799). Una prima CD da 15 m da mugo con cordone permette di scendere un breve scivolo roccioso fino a un’alta sosta di calata (2SF; bollo) dalla quale si effettua una CD da 25 m verso E lungo un caminetto. Stando sulla dx si scende per poco un ripido pendio di erba e mughi (bolli) finché si esce a sx (fare attenzione, taglio di mughi) entrando in un canale (freccia) che si scende per ca. 50 m (lastre rocciose e detriti, pp. I e II; sulla dx presenti 2SF per ev. CD sul tratto più ripido). Sotto l’ultimo saltino roccioso, prima che il canale si infossi, si deve uscire traversando in discesa verso dx su erba ripida (qualche bollo giallo) entrando in un evidente taglio di mughi. Si asseconda la traccia fra le grosse radici, finché si può scendere ancora verso dx fino ad entrare, per detriti pressati (cordone per ev. doppia sull’ultimo mugo), in un altro canale, più profondo e marcato (freccia). Lo si scende senza difficoltà (pp. I) ma su terreno sfasciato fino a dove diviene una specie di gola. Sul ciglio di un breve salto formato da un masso si trovano 2SF dai quali con CD da 20 m si scende il saltino e la successiva parte di canale fino sopra un’altra serie di brevi salti rocciosi. Da 2SF con un’altra breve doppia (15-20 m) si è sotto i salti, dove la gola si apre. Qui si esce sulla dx per una cengetta con un breve passo esposto (corda fissa; verificarne lo stato!), dato che più in basso il canale presenta un salto impercorribile. Si segue la cengetta e la successiva traccia che scende nell’erba traversando a dx fino alla sommità di un canalino secondario (freccia).
Lo si scende senza difficoltà su detriti fino in fondo, ormai sul pendio di erba alta e ramaglie che in breve permette di raggiungere la stradina forestale che congiunge la Sella Prasnig con il Vallone di Riofreddo (bellissima spianata prativa, q. 1512). 1h30 dalla cima. Seguendo la stradina verso sx con dolci saliscendi in 0h15 si è alla Sella Prasnig.
b) Possibile scendere a doppie sulla via . Da considerare unicamente se non si raggiunge la cima; dopo il tiro 12 la discesa diverrebbe oltremodo laboriosa. Sufficiente una corda da 60 m .
Riferirsi alla foto dato che alcune doppie sono fuori dal percorso di salita.
Fare attenzione specialmente nella doppia da 30 m che dalla sosta 8 deposita ad una sosta di sola calata, spostata sulla dx (faccia a valle; a metà calata, su una cengia ghiaiosa, presente 1 fix per solo rinvio) rispetto alla linea di salita. Verso la fine della doppia, su una cengia con molti detriti, si trova anche 1fix utile per rinviare in discesa.
Dalla sosta 4 con due doppie da 30 m si scende direttamente all’attacco.
2h in totale per la discesa a doppie.
La foto in HD è scaricabile dal seguente link:
– foto con tracciato